Visitare Chernobyl non era nei miei piani di viaggio: grazie ad un amico sono venuto a conoscenza dei tour organizzati che portano a visitare questa città fantasma, divenuta tristemente famosa tristemente per il disastro nucleare dell’aprile 1986. Chernobyl è visitabile solo con un tour organizzato: è necessario andare con una guida. In questa giornata si apprende molto su cosa successe in quei giorni infausti.
Il tour inizia alle 8 del mattino e si arriva nella ‘Red Zone’ dopo circa un’ora e mezza. Come prima cosa si vede il sarcofago utilizzato per coprire il reattore nucleare numero 4. Questo sarcofago è stato costruito con lo scopo di limitare la contaminazione radioattiva della zona.
La seconda visita è dedicata alla Red Forest, che in alcuni tratti è ancora contaminata. Gli organizzatori del tour mettono a disposizione un contatore Geiger, ossia un rivelatore di radiazioni nucleari: in questa zona il contatore ‘suona’ in continuazione, segnalando un’area a rischio, dove ci si ferma per pochissimi minuti.
Dopo la visita della Red Forest si arriva a Pripyat, la cittadina più vicina alla centrale nucleare. Pripyat all’epoca era una cittadina di 50.000 abitanti ed era considerata un piccolo gioiello sovietico: oltre ad essere moderna, era anche definita la città dei fiori in quanto era ben curata e ornata di tante aiuole. A Pripyat si cammina per la città abbandonata per circa due ore. La guida è molto brava nello spiegare le località: le panetterie, le case, le scuole, i supermercati.
Al termine della camminata a Pripyat si arriva nella piazza principale. Malauguratamente, questa piazza divenne la zona più contaminata anche a causa degli elicotteri che atterravano qui vicino dopo aver sorvolato la centrale nucleare (infatti in piazza c’era un hotel che veniva usato come base nei primi giorni dopo il disastro). Vicino al centro si trova un parco giochi che non fu mai utilizzato: sarebbe stato inaugurato il primo maggio 1986, ossia 5 giorni dopo il disastro.
La quarta visita, poco distante da Pripyat, è dedicata alla stazione dei vigili del fuoco, dove è possibile vedere i mezzi utilizzati nel 1986.
Nel pomeriggio si va a visitare la Duga-3, ossia la più grande antenna del mondo in grado di intercettare missili. Fa impressione vedere questa costruzione alta 150 metri, larga 90 e lunga 700 risalente agli anni 70. La Duga – 3 sicuramente è tra le più grandi antenne mai costruite nella storia dell’umanità: la portata massima raggiungeva addirittura i 2500 km. All’epoca la localizzazione di questa antenna (che fa effettivamente spavento) era nota solo alla NATO:
L’ultima visita è al paese di Chernobyl: questo è un centro tuttora abitato, nonostante ci sia un coprifuoco dalle 22 alle 8. Vicino a Chernobyl c’è un memoriale dedicato a tutti i paesi evacuati nel 1986. Furono evacuati circa 200 cittadine: leggerne i nomi fa capire l’entità del disastro.
Si torna a Kiev alle 7 di sera con un grande groppo in gola.
Come detto all’inizio, non è possibile visitare Chernobyl in solitaria. Bisogna, infatti, visitare Chernobyl con una visita guidata: consiglio altamente quella di Civitatis. La visita è lunga circa 12 ore: Kiev è un ottimo punto d’appoggio per visitare Chernobyl. Consiglio inoltre di dedicare qualche giorno alla visita di Kiev e, più generalmente, dell’Ucraina.
A mio parere è una lezione di storia dal vivo: non avevo mai camminato in una città abbandonata e la guida è molto brava nello spiegare tutte le vicissitudini storiche e le curiosità. In particolare, la visita dell’antenna mi ha lasciato sbigottito: vedere una costruzione così gigantesca, creata on soli scopi difensivi, mi ha dato per la chiara percezione di quanto fosse tesa la corda tra USA ed URSS e quanto il mondo fosse vicino ad una terza disastrosa guerra mondiale. La visita a Chernobyl è un mix di storia e strazio.
Cosa è successo a Chernobyl nella notte del 26 aprile 1986? L’incidente di Chernobyl, classificato a livello 7 (su scala 7, quindi catastrofico) è dovuto ad una concatenazione di errori umani e strumentali (in particolare, le barre di controllo mal progettate). Durante un test di sicurezza, infatti, il reattore perse potenza: il test non fu interrotto e la centrale non venne spenta. Anzi, fu incrementata la potenza del reattore, estraendo le barre di controllo: il reattore divenne totalmente instabile, ed in quel momento fu deciso di spegnere il reattore. La conseguenza drammatica di inserire le barre di controllo e di spegnere il reattore fu l’esplosione del reattore 4.
L’esplosione scoperchiò letteralmente il reattore: poco dopo una seconda esplosione distrusse completamente l’edificio. Dopo qualche giorno di impasse, il governo sovietico decise di evacuare più di 300 mila persone: l’area, infatti, era esposta a livelli radioattivi milioni di volte superiori alla radiazione naturale (per esemplificare, viene calcolato un dato pari a centomila radiografie all’ora).
Non è facile calcolare le perdite umane dovute alla tragedia di Chenobyl, Infatti, oltre ai 65 morti accertati (in gran parte soccorritori) bisogna aggiungere circa 4mila morti, dovuti ad un innalzamento di casi di tumore alla tiroide.
19 Dicembre, 2021