In una notte di mezza estate, io ed il mio amico Gaddo abbiamo avuto un’idea: andiamo in Africa, andiamo a fare la scalata al Kilimanjaro! Abbiamo trovato una buona offerta per volare fino al Kilimanjaro Airport e, appena dopo 24 ore, abbiamo prenotato i nostri voli. Ci siamo organizzati subito con Chief’s Tour: abbiamo prenotato la scalata al Kilimanjaro e un safari al Ngorongoro Crater.
Il prezzo totale è piuttosto elevato: 1600 dollari, oltre alle mance per i porters, per gli chef e le due guide (la mancia totale è stata di 300 dollari). Bisogna però ammettere che l’organizzazione di un viaggio del genere non è facile.
Atterrati a Kilimanjaro airport, siamo arrivati a Moshi, dove Chiefs Tours ha organizzato per noi un ottimo hotel, il Q Wine. Dopo una cena luculliana e dopo aver bevuto birra Kilimanjaro davanti al monte Kilimanjaro eravamo pronti per il nostro trekking.
Il percorso Machame del Kilimanjaro inizia dal Machame Gate. Il sentiero è su terra e si è sempre coperti da una fitta foresta: grazie agli alberi non ci siamo resi nemmeno conto della pioggia.
Eravamo abbastanza spaventati da questi 1200 metri, ma in realtà la salita nel bosco è facile e costante. Solo quando la vegetazione inizia a diradarsi le pendenze diventano più impegnative, ma non sono niente di trascendentale. Quando si arriva al Machame Camp ormai la vegetazione è composta da piccoli arbusti.
Dal punto di vista paesaggistico la foresta è molto bella. Il tramonto è stata la mia parte preferita: il vulcano Meru con i tipici colori africani da cartolina è indimenticabile.
Dopo cena ho sofferto parecchio il freddo: ad essere sinceri, non ho mai sofferto così tanto il freddo come in quei momenti. Ripensandoci oggi, forse non ero pronto mentalmente al fatto che potesse fare già freddo alla prima notte del trekking.
Il secondo giorno prevede altri 900 metri di dislivello, in soli 5 km di cammino: eravamo quindi già mentalmente preparati a vedere qualche tratto ripido. Lungo tutta la camminata è possibile osservare il Vulcano Meru, il Monte Shira e l’imponente vetta del Kilimanjaro.
Si cammina lungo un ripido crinale lavico, e la vegetazione si fa sempre più bassa mentre si sale. Finita la parte ripida, manca un piccolo tratto di rocce prima di arrivare allo Shira Camp: anche da qui il tramonto è meraviglioso.
La camminata è stata piuttosto veloce: abbiamo avuto il tempo di pranzare e cenare al Camp e vedere qualche piccola formazione rocciosa durante una breve passeggiata pomeridiana.
Questa tappa si suddivide in due parti: la prima in salita e la seconda in discesa.
In realtà, durante questa giornata si effettua una deviazione per arrivare al Lava Tower Camp (che coincide con la fine della parte in salita): per arrivare ai 4600 metri di questo Camp si sale attraverso una vegetazione ormai inesistente lungo una salita a tratti decisamente ripida.
La ricompensa, oltre ad un ottimo acclimatamento, è data dai particolari coni di lava a cui il Camp deve il nome.
Dal Lava Tower Camp si scende fino al Barranco Camp: lungo questa discesa è possibile trovare qualche torrente ed infatti la vegetazione cresce in modo abbastanza rigoglioso.
Si arriva così al Barranco Camp, appena sotto i 4000 metri: io personalmente ho sofferto parecchio questa giornata, ed avevo qualche dubbio sul raggiungimento della vetta.
I miei dubbi sulla riuscita dal progetto erano dovuti anche all’inizio della quarta giornata: infatti nella prima oretta bisogna scalare il cosiddetto ‘Barranco Wall’, che presenta qualche passaggio di facile arrampicata. Durante la scalata il Barranco Camp diventa sempre più piccolo, per diventare minuscolo una volta giunti alla cima del Muro (sono circa 200 metri di dislivello). Da qui si arriva al Karanga Camp dopo qualche saliscendi. Il Camp si trova a 4050 metri, quindi più o meno la stessa altitudine di partenza: questo Camp viene utilizzato per mangiare, meritatamente!
Da Karanga Camp bisogna salire per altri 600 metri per arrivare al Barafu Camp: sarà stato l’acclimatamento, sarà stata la grande attesa per il quinto e fatidico giorno ma per percorrere questi 4 km ci abbiamo messo molto meno rispetto alle 4 ore previste (2 ore e qualcosa).
Forse questo è il campo più scomodo dei cinque in cui abbiamo dormito: saremmo comunque stati in tenda molto poco, visto che la sveglia era prevista a mezzanotte.
Questa è senza dubbio la giornata più attesa: in questo giorno, lunghissimo, infatti è possibile conquistare la cima di una delle seven summit.
Il GPS parla chiaro: questa giornata infinita è iniziata alle 00.31, quindi in pieno buio.
E’ fondamentale seguire il ritmo delle guide: sembra un passo tranquillo, ma è costante e si è rivelato di grande aiuto a quote più alte. Infatti, la salita è ripida sin dall’inizio: nella prima ora siamo riusciti a salire di 300 metri. Poco sopra i 5000 metri la salita si fa per fortuna un po’ meno ripida.
Ad un certo punto, esattamente quando iniziano a fare capolino le prime luci dell’alba, si vede in lontananza una cima, chiamata Stella Point e ubicata a 5750 metri. Per arrivare a questa cima bisogna camminare su un percorso ghiaioso, che personalmente ho sofferto parecchio. Una volta arrivati a Stella Point la soddisfazione è già tantissima: vedere il sole sorgere sopra un mare di nubi è stata una spettacolare ciliegina sulla torta.
Da Stella Point, infatti, si arriva alla cima del Kilimanjaro (Uhuru Peak, 5895 metri) grazie a qualche facile saliscendi. Ormai avevo il fiato ridotto al minimo, ma arrivare alla cima è stata una grande emozione! Come potete facilmente immaginare, lo spettacolo da quassù è maestoso: i ghiacciati, il deserto delle pietre ed il mare di nuvole sono una vista indimenticabile.
Data l’altitudine, non si può rimanere per molto tempo in cima. Per quel che mi riguarda è stato veramente faticoso scendere fino al Barafu Camp: questi 1300 metri di discesa (percorsi lungo lo stesso sentiero dell’andata) me li ricordo infiniti. Una volta arrivati al Barafu Camp abbiamo avuto il tempo di mangiare qualcosa e dormire un po’.
Da Barafu si continua a scendere fino al Mweka Camp, che si trova a 3000 metri, dove la vegetazione è di nuovo rigogliosa. Questo significa che in un giorno siamo saliti di 1300 metri e scesi di 2900. Al Mweka Camp i portatori, gli chef e le guide fanno generalmente un piccolo spettacolo musicale per festeggiare il successo.
Il sesto giorno è una facile passeggiata fino al Mweka Gate. Un’ultima vista sul Kilimangiaro tra gli alberi e alcune scimmie hanno reso indimenticabile il saluto finale! Una volta arrivati al Mweka Gate abbiamo salutato i nostri accompagnatori e abbiamo ricevuto il ‘diploma di scalata’, che conservo gelosamente.
L’Everest Base Camp ed i tre passi!
Il trekking W Torres del Paine!
4 Ottobre, 2017